Turknow! conoscere la Turchia Contemporanea



Le studentesse della classe Quarta G Tecnico, sistema moda si apprestano a prendere parte al progetto Turknow! finanziato dalla regione Toscana e dall’UE tramite il FSE (fondo Sociale Europeo) attraverso il Bando per la concessione di contributi a favore della mobilità per gli studenti delle scuole secondarie di II grado toscane-Anno 2013/2014 Le ragazze, insieme ai professori Simona Ciardi , Marco Lenzi e Alessandra Morellato, visiteranno le città di Istanbul e Bursa in Turchia dal 23 Aprile al 7 Maggio. Il progetto ha preso le mosse dall’analisi della programmazione pluriennale dell’indirizzo “Sistema Moda” dell’Isistl “Russell-Newton” di Scandicci, dalla quale emerge con chiarezza come uno degli sbocchi occupazionali  previsti per gli studenti di tale percorso formativo sia rappresentato dalla figura del Product Manager(Uomo Prodotto) egli definisce le linee di sviluppo produttivo ed organizzativo, coordina le funzioni aziendali che operano alla definizione del prodotto, supporta i responsabili acquisti materie prime ed i responsabili di produzione per raggiungere la qualità attesa dei prodotti. Svolge un ruolo di mediazione fra il marketing, lo stile e la produzione: coordina il passaggio delle informazioni tra il commerciale, il marketing e l'ufficio stile, gestisce il timing e partecipa al processo di creazione delle collezioni.
Negli ultimi anni tale figura si è trovata sempre più spesso nella necessità di coordinare e seguire processi produttivi dislocati in contesti internazionali, trovandosi quindi nella necessità di sviluppare specifiche competenze e abilità direttamente “sul campo. La mobilità transnazionale può consentire agli studenti un confronto diretto con le problematiche relative all’internazionalizzazione della produzione tramite incontri e attività laboratoriali e comparate con realtà scolastiche e produttive di paesi significativi. A tale scopo è stata identificata la Turchia come paese con il quale cercare di creare una prima rete di contatti che possa consentire, oltre alla partecipazione al progetto di mobilità di cui al presente bando, anche la costruzione di possibili partnership future per eventuali progetti LLP, di tipo Leonardo IVT o VETPRO.
La Turchia si presenta oggi come un paese fondamentale per il settore tessile-abbigliamento, e sfruttando contatti dei docenti di indirizzo con aziende specializzate e ricercando partner scolastici, abbiamo cercato di far confluire alcuni degli obiettivi specifici delle materie curricolari nell’approfondimento di tematiche relative alla storia, alla cultura e allo sviluppo economico di questo paese, che rappresenta un significativo anello di congiunzione tra Europa e Oriente.
Tali Azioni fanno riferimento a due Assi strategici principali, il primo relativo alla conoscenza della Turchia e delle sue tradizioni in termini generali e comparati, l’altro, di tipo tecnico che consenta attraverso visite aziendali e attività di laboratorio, di verificare le conoscenze e le competenze già in possesso degli studenti in un contesto internazionale.

Diario primo giorno - 23 Aprile

Mercoledì 23 aprile
Ci vogliono molte ore per arrivare a Istanbul, soprattutto se, partendo da Firenze, si passa da Francoforte. Per qualcuna di noi l'esperienza del volo è stato un battesimo. Bello volare! Ma c'è chi preferisce stare con i piedi per terra. Al primo impatto siamo spaesate, le valigie ingombrano, non siamo sicure del mezzo da prendere, né di come fare i biglietti, l'aria è calda e appiccicosa.
Dopo un'ora di sudata e camminata arriviamo all'albergo. L'accoglienza è fantastica, i turchi sono molto gentili, ci portano le valigie in camera. Ci dobbiamo riposare dopo la levataccia delle 3,30. Rinfrescare. Poi una passeggiata di orientamento a guardare le strade, i palazzi, i volti di questa gente nuova. Qui si vende di tutto: intorno al nostro quartiere sembra che siano specializzati in ricambi per auto, fanali, pezzi di carrozzeria. Ci sono ambulanti ovunque: chi vende cellulari, chi pulisce le scarpe, chi ci propone cozze al limone. C'è aria di festa, l'abbiamo già notato arrivando in aeroplano, la città è addobbata di enormi bandiere turche calate sui palazzi, un modo per imparare subito a conoscerle, rosse con la mezzaluna e la stella. Un rumore diffuso: dai clacson incessanti e persistenti al tintinnio dei cucchiaini nei bicchierini di tè, il chai che i turchi bevono ad ogni angolo di strada. “E' una città in bilico tra tendenza e tradizione” ci dice Ilenia che ha cercato di informarsi prima della partenza. Forse. Non capiamo ancora bene cosa significhi. Certo, che è una città complessa e pluriarticolata si capisce subito. Sedici milioni di persone, con le periferie si arriva a 20. Quanto Toscana, Lazio e Lombardia messe insieme, credo. Sembra di stare a New York, solo è più sporca. Ma chi c'è mai stato in fondo? Chi sa cosa c'è dietro le immagini patinate delle cartoline? Una città è ben altro. Colpiscono gli enormi palazzi moderni, ma allo stesso tempo antichi, cadenti e pieni di insegne, gli innumerevoli gatti che girano per le strade, i bambini sporchi che chiedono elemosina riscaldandosi sotto tappeti altrettanto sporchi. E' la loro giornata, scopriamo. La festa nazionale dei bambini, voluta da Ataturk, in concomitanza con la festa di indipendenza turca.
Ci siamo anche infiltrate in una piccola sagra di quartiere. Ci accorgiamo delle differenze dei prezzi bassi: 3 bottigliette di acqua 1,50 lire turche, circa 80 centesimi italiani.
Non si trovano molti cestini della spazzatura per strada, Viola ci racconta che in passato sono stati usati dalla mafia turca per alcuni attentati che hanno colpito i passanti, ha visto un video su Youtube.
La cena è molto piacevole, i camerieri molto disponibili e gentili, servono anche l'acqua nei bicchieri e ogni cosa, quasi maniacalmente. Sono molto servizievoli. Mentre mangiamo ci osservano per capire ciò che ci può piacere o non. La professoressa Morellato ci ha detto alcune espressioni turche. Quando diciamo grazie – tescekurederin (non si scrive così) - sono contenti.

Concludiamo la serata con il primo briefing, la riunione quotidiana che ci serve per condividere riflessioni ed emozioni. Una poesia di Nazim Hikmet, infine, ci accompagna a letto.

compleanno


Iniziamo con una ricorrenza importante: Ilenia oggi ha 18 anni e tanta voglia di vivere!

Diario secondo giorno - 24 Aprile

Sveglia alle 7 e 45 iniziamo la giornata con una sostanziosa colazione. Verso le 9 partiamo e ci dirigiamo alla tramvia. Per strada vediamo come la città cambia da quartiere a quartiere e rimaniamo affascinate soprattutto dalla quantità di negozi . Arriviamo al Liceo scientifico italiano Galileo Galilei. Qui incontriamo gli studenti e ci presentano la loro scuola e la città, poi è la volta della  nostra classe che illustra le sue presentazioni, quella sul nostro indirizzo di studio e quella sul progetto che abbiamo affrontato quest'anno insieme all'artigiano Paolo Bruscoli. Dopo le presentazioni i professori del liceo offrono una merenda e visitiamo la scuola con il professor Antonio. Al termine dell'incontro ci incamminiamo nel quartiere di Beyoglu e scendiamo attraverso la Torre di Galata, resto dell'antica roccaforte genovese,  e il bel ponte omonimo, per avviarci verso Ayasofia. Ci inoltriamo nel mercato delle spezie, pieno di profumi e di colori. La nostra attenzione si ferma sulle dimensioni della città e di tutto quello che ci troviamo intorno. Pranziamo in un localino vicino al mercato, assaggiamo il kebab e altri piatti a noi sconosciuti. Finito il pranzo ci incamminiamo sotto la pioggia al museo di Ayasofia. Il museo, in precedenza moschea, e ancor prima basilica bizantina,  si presenta imponente e molto bello. La sua storia (raccontata dalla profe) è ricca, il suo interno è d'impatto, colmo di particolari, affreschi, mosaici e cattura tutta la nostra attenzione. Dopo Ayasofia la destinazione è la Cisterna, l'antico deposito dell'acqua costruito dai Romani,  che si trova proprio lì vicino. Anche qui, come prima per il museo di Santa Sofia, facciamo la coda per il biglietto, ma, non appena entriamo, rimaniamo esterrefatte dalla bellezza del posto. La luce nella cisterna si diffonde dal basso verso l'alto, fino ad ottenere una tenue illuminazione molto suggestiva. E' un bellissimo posto e le carpe in acqua danno un tocco in più. Finite le visite torniamo in albergo sempre con la tramvia e ci prepariamo per la cena con gli studenti del liceo di oggi. Ci troviamo davanti alla Yeni Cami con i ragazzi, i professori e la preside del Liceo, che ci accompagnano in un ristorante che si affaccia sul Bosforo. La cena, che ci viene gentilmente offerta, è a base piatti tipici turchi, molto saporiti. Le portate sono veramente tante!!! Infatti alla fine siamo tutte soddisfatte e piene. I ragazzi con i professori dopo cena ci portano in un tipico locale dove fumiamo il narghilè alla mela e alla fragola. Per alcune di noi è la prima volta ed è un'esperienza divertente e piacevole. Insieme al narghilè ci offrono frutta fresca e stuzzichini. Le persone che ci circondano sono tutte cordiali e gentilissime. Verso le 23 torniamo in albergo stanche ma con il ricordo di una splendida serata e con qualche amico i più.

Diario terzo giorno - 25 Aprile

Oggi sono iniziate le attività legate al programma didattico, infatti stamani abbiamo avuto l'opportunità di partecipare ad un'importante fiera di calzature (Aymod Expo), vicino all'aereoporto di Istanbul e siamo stati accolti in modo molto gentile da due professori della Scuola Tasev, presente alla fiera con un proprio stand. Sono stati veramente disponibili e ci hanno accompagnato all' interno di tutti i padiglioni per osservare vari calzaturifici, prima quelli italiani e poi quelli locali.
Una delle parti più interessanti è stata la visita allo stand dell'università turca che aveva esposto alcuni progetti stravaganti, mostrando oltre al prodotto finito , anche i concept ai quali essi si sono ispirati.
E' stato molto interessante e costruttivo, perchè abbiamo capito e osservato i diversi punti di vista e le varie sfaccettature del mercato calzaturiero turco. E' un mercato in crescita, che pero' in Italia non ha nessun riscontro commerciale proprio perchè la produzione italiana di accessori in pelle e calzature è di alta qualità e quindi superiore rispetto alla loro.
Siamo tornati in albergo per un veloce pranzo e alle 14.30 eravamo nuovamente ad Aksaray per prendere la metro, pronte per un nuovo lungo pomeriggio di visite culturali. Siamo andati alla Chiesa di San Salvatore in Khora , un'antica chiesa bizantina, che costudisce meravigliosi mosaici del XIII secolo, e che adesso è divenuta un importante museo. Alle 15.30 avevamo fissato con i docenti e gli studenti del liceo italiano Galilei di Istanbul, ma sono arrivati dopo un'ora e quindi ne abbiamo approfittato per fare alcune compere nei negozi lì vicino. Alcune di noi hanno comprato anelli e orecchini molto caratteristici.
Una volta arrivati i professori della scuola italiana di Istanbul , abbiamo fatto un giro per alcuni quartieri ''periferici'' e un po' in degrado, molto interessanti però perchè in questo modo abbiamo avuto l'opportunità di capire e di conoscere tutte le realtà di Istanbul. In particolare, abbiamo attraversato Balat, l'antico quartiere greco, praticamente 'svuotato' negli anni '50 - '60, adesso rivalutato da intellettuali e borghesia colta e in via di ristrutturazione.
Ma il momento più emozionante è stato quando siamo saliti sulle mura romane della città , anche se alcune di noi non ce l'hanno fatta per la paura del ripido passaggio da percorrere. Dall'alto delle mura il panorama è veramente spettacolare eppure non è possibile vedere la fine di questa bellissima città, tanto è grande! Le nostre facce si sono riempite di stupore, ma quelle dei prof. quasi di terrore, tanto era ardito portarci lassù!

Diario quarto giorno - 26 Aprile

Oggi siamo un po' più rilassati, il programma della giornata inizia dalle 9 e 30, quando ci dirigiamo verso il centro di Fatih, il popolare quartiere in cui siamo alloggiate, passando sotto l'Acquedotto romano di Valente e addentrandoci in una via di negozi alimentari e macellerie da cui provengono odori forti e quasi nauseanti. La nostra passeggiata coglie particolari della vita quotidiana e delle sue contraddizioni: 'carcasse' di animali nelle piccole botteghe, un agnellino che viene allattato da un macellaio.  Proseguendo notiamo, in una strada laterale in salita, un gruppo di pellegrini che si dirige a pregare sulla tomba sacra di Piri Mehmet Pasa. Questo luogo è infatti oggetto di una credenza secondo la quale le persone che vi si recano a pregare sfuggiranno per sempre all'Inferno. Ci uniamo ai pellegrini verso questo luogo suggestivo e abbiamo l'opportunità di godere di un panorama mozzafiato. Ci addentriamo poi nella parte del quartiere che si avvicina alla Suleyemanie Cami, dove si trovano ancora numerose case di legno, alcune anche ben restaurate. Decidiamo di prenderci una pausa nel rinomato Cafè Halic, dove i camerieri ci accolgono con estrema cordialità. Dentro al locale ci sorprende una vetrata sul Bosforo e la nostra vista, accompagnata da chai, caffè turco e gustosi brownies, è ancora più godibile. La pausa continua con le nostre risate provocate dalla mascherata che i camerieri impongono ai  nostri professori, costretti ad indossare costumi tipici turchi. Proseguendo per le salite, alle quali siamo oramai abituati perché Istanbul è tutta in salita e in discesa,  arriviamo alla tomba del più importante architetto turco, Mimar Sinan, autore di ben 447 Moschee; poi ci addentriamo in una delle sue più importanti opere, il complesso della Moschea di Suleymaniye. L'immesità della struttura è strabiliante: il complesso inoltre, oltre alla moschea, comprende la scuola coranica, gli alloggi per i forestieri, i negozi, l'hammam e un curatissimo giardino, dove si trova il cimitero con le tombe di Solimano e di sua moglie Rosselana. Per entrare dobbiamo indossare il velo e toglierci le scarpe. La Moschea si presenta imponente ma allo stesso tempo semplice nelle decorazioni.
A pranzo torniamo verso l'albergo dove ci riposiamo un'oretta per poi dirigerci verso il Gran Bazar. Il Bazar è affollatissimo e ci dobbiamo dividere in piccoli gruppi. Il mercato ci ha subito inghiottite con i suoi milioni di colori. Incredibile è come i commercianti cercano in tutti i modi di attirarti per comprare qualcosa e alcune volte perdono anche la pazienza capendo che non comprerai niente. All'interno del Gran Bazar tutto è contrattabile  tanto che a volte è possibile acquistare a sconti apparentemente esorbitanti!!! Ma non sarà che li aumentano prima, proprio per farci credere di essere tanto favoriti da super sconti speciali? Mah... Soddisfatte dei nostri acquisti ci ritroviamo fuori dal mercato per poi continuare la visita del quartiere di Sultanahmet. Ci fermiamo in una piccola moschea dove c'è una libreria e dove incontriamo un gruppo di musicisti che ci invitano ad ascoltare le prove del loro concerto, anche perché, ci dicono, stanno provando dei canti sufi, quelli che vengono cantati nelle cerimonie dervisci. E' un ritmo po' troppo rilassante per noi, ma comunque interessante. Tornate in albergo ci prepariamo  per la cena fissata con i ragazzi turchi del Liceo italiano. Arrivate nel punto di ritrovo, troviamo solo Colcha, la più simpatica delle ragazze turche, che ci porta con il traghetto nella Istanbul asiatica.  E' stranissimo prendere questo traghetto alle otto di sera! E' pieno di gente che torna a casa o che va a passare la serata in Asia! Durante il viaggio il panorama su Istanbul è incredibile, la silhouette della città è affascinante così misteriosa e piena di luci. Il quartiere asiatico sembra frenetico, e Colcha ci porta in una strada piena di ristoranti dove ha prenotato una buonissima cena turca. Mangiamo tantissimo, salse di tutti i tipi e carne alla brace accompagnata da tantissime verdure, così come usa nella cucina turca. Tornate in albergo, siamo stanchissime però entusiaste della bella giornata e della compagnia.





Diario quinto giorno - 27 Aprile

Anche il quinto giorno è finito e la stanchezza inizia a farsi sentire!!!
La sveglia stamattina è suonata molto presto perchè la meta da raggiungere era lontana rispetto al nostro albergo. Infatti dopo la consueta ricca colazione, alle 9, ci siamo incamminati verso la tramvia per prendere il metro-bus che ci avrebbe accompagnato alla fiera “clothing machinery”.
Il viaggio è stato faticoso perchè l'autobus era pieno di gente (infatti siamo dovuti stare in piedi) ed è sembrato interminabile; ne è valsa la pena, comunque, perché non ci aspettavamo una quantità così varia e sorprendente di macchinari, ognuno pensato per un particolare tipo di lavorazione, applicazione od effetto. Infatti anche se le macchine si assomigliavano, ognuna di essa svolgeva un' operazione diversa. Alla fiera abbiamo incontrato diversi imprenditori, tra cui un veneto, che ci ha illustrato le sue macchine. Abbiamo girato molti stand tra cui quello delle macchine da cucire, del reparto stiratura, del ricamo, dei tessuti e del denim. Qui mi ha impressionato molto la macchina che viene usata per “strappare” i jeans che, attraverso raggi laser dà fuoco alla tela. Dopo la visita ai padiglioni, decidiamo di pranzare in un punto di ristoro all'interno della fiera “ Piazzaci”, nel quale preparavano anche la pizza all'italiana; non vedevamo l'ora di mangiare italiano e piene di nostalgia abbiamo ordinato la pizza, che però si è rivelata una delusione. Così abbiamo imparato che è proprio vero il detto “paese che vai, cibo che trovi” e che in un paese straniero vale la pena mangiare le pietanze locali.
Il ritorno è stato estenuante come l'andata a causa della stanchezza, infatti alcune di noi hanno deciso di andare a riposare in hotel insieme al professor Lenzi.
Altre, invece, hanno deciso di proseguire la visita della città insieme alla professoressa Morellato. Con lei ci siamo precipitate alla Moschea Blu da noi tanto bramata. Eravamo certe che ci saremmo trovate davanti a una struttura incredibile, ma non ci aspettavamo così tanto splendore e immensità. La moschea è chiamata “blu” a causa dei suoi interni rivestiti di ceramiche fiorite tutte tendenti al blu, è molto grande, ma di domenica è molto frequentata anche da visitatori locali oltre che da turisti! La cosa che salta all'occhio è la separazione tra donne e uomini nel momento della preghiera, separazione che appartiene alla religione musulmana e che è presente in tutte le moschee. Un altro aspetto che ci colpisce sono le sue decorazioni, perché nessuna delle moschee viste finora ci è apparsa così ricca e carica di colori. Al termine di questa visita abbiamo seguito la professoressa che desiderava assaggiare una specialità chamata Balik Ekmek (o qualcosa del genere), cioè un panino con il pesce che arrostiscono per la strada.
Dopo aver assaggiato questa “specialità” ci siamo recate a Beyoglu dove ci siamo potute sbizzarrire con un po' di shopping! É stato molto liberatorio e gratificante riuscire ad acquistare pensierini tipici turchi.

La giornata è finita e adesso siamo pronte per andare a cenare con le specialità che l'hotel ci offrirà.


Diario sesto giorno - 28 Aprile

Oggi ci siamo svegliati presto per andare alla scuola di calzature. Siamo abbastanza riposate grazie alla pausa di ieri e non vediamo l'ora di cominciare la lunga giornata. Purtroppo però una di noi, Costanza, si è sentita male durante la notte e non ha potuto dormire; per questo rimarrà in hotel a riposare, almeno per la mattinata.
Anche oggi il tragitto è complesso e lungo. Per fortuna alla fermata dell'expo, alcuni insegnanti della scuola Tasev ci vengono a prendere con le macchine. Durante il viaggio guardiamo i palazzi di questa periferia che sembra non finire mai, e parliamo un po' con il nostro autista, Mustafà, che però parla un inglese molto elementare. Arrivati alla scuola ci accolgono nella sala riunioni e per prima cosa ci offrono una colazione a base soprattutto di tè e pasticcini. Arriva anche il preside e dopo una presentazione del sistema scolastico turco e della scuola di calzature Tasev, fatta dalla professoressa di inglese, noi presentiamo il nostro lavoro e offriamo i nostri doni. C'è un clima di grande cordialità ed apertura. Arriva anche qualche studente che ci accompagnerà insieme ai professori nel giro dell'istituto. Il giro si rivela molto interessante perché la scuola è grande, piena di laboratori dove i ragazzi lavorano a tutte le fasi di realizzazione delle scarpe, ma è anche un po' buffa perché ovunque andiamo gli studenti ci guardano incuriositi, ci sorridono, vogliono essere fotografati con noi o seguirci. I nostri ospiti sono molto gentili tanto che alla fine ci salutano offrendoci una rosa.
Al ritorno andiamo in hotel per vedere come sta Costanza, che ancora non si è ripresa del tutto, ma che decide di venire fuori con noi, anche perché, il professor Lenzi invece che seguirci all'Hammam, andrà con lei al Gran Bazar. Infatti nel programma di oggi c'è il bagno turco e siamo tutte emozionate!! All'entrata ci spiegano cosa dobbiamo fare. L'ambiente è bellissimo anche perché questo hammam fa parte del complesso della Suleymanye Cami costruito dal grande architetto di Solimano, Sinan. Il corpo centrale è un'ampia sala ottagonale tutta in marmo. Con un'enorme piano caldo al centro dove dobbiamo distenderci e delle piccole stanzine laterali dedicate ai massaggi. Delle fontane di acqua fredda e calda servono per sciacquarsi e rinfrescarsi, dei guanti di crine per massaggiarsi e farsi il peeling. Dopo circa 20 minuti abbiamo deciso di uscire e ci hanno subito avvolto con dei grandi asciugamani, facendoci poi accomodare in un'altra stanza dove ci hanno offerto un ottimo tè alla mela. Appena finito di cambiarci siamo tornate in hotel dove abbiamo mangiato qualcosa e ci siamo preparate per andare a vedere i Dervisci. Una volta arrivate ci siamo accomodate in una sala d'attesa e poi in seguito siamo entrate in una grande sala con al centro il parquet. Noi donne siamo ci siamo accomodate su dei grandi tappeti dietro ad una staccionata di legno mentre gli uomini accanto a noi ma separati. La cerimonia è stata bellissima, forse all'inizio per alcune un po' “soporifera” ma dopo siamo riuscite tutte a farci coinvolgere nella cerimonia. Il continuo girare e girare degli uomini riusciva a ipnotizzarti completamente e il canto che si alternava tra lento e veloce ti travolgeva. L'atmosfera era calda e rilassante e vedere cinque uomini che girano su loro stessi riesce a portarti quasi in un'altra dimensione. Era impressionante vedere come, dopo aver girato per 10 minuti circa riuscivano a fermarsi per poi ripartire come se fosse la prima volta.
È stata una serata particolare, molto coinvolgente e soprattutto un'esperienza unica e indimenticabile che non tutti riescono a vedere.
Dopo la fantastica e stancante serata siamo tornate in hotel.







Diario settimo giorno - 29 Aprile

Stamattina abbiamo avuto il secondo incontro con un liceo italiano di Istanbul, lo scientifico IMI. L'incontro è stato deludente, la scuola si trova nel quartiere di Beyoglu, vicino al consolato italiano. E' un grande edificio molto bello e ben attrezzato. Erano ad accoglierci nell'auditorium, che somigliava molto ad un teatro, con un grosso palco ed un lussuoso pianoforte. Nonostante questo però l'accoglienza è quasi fredda: dai nostri ospiti nessuna presentazione che ci spieghi chi siano e scarsissima organizzazione; noi parliamo del nostro lavoro con disagio e la sensazione di non essere ascoltate. La differenza con l'accoglienza delle altre scuole ci è sembrata abissale. I ragazzi turchi erano chiaramente poco interessati sia alla nostra presentazione che a fare conoscenza con noi. All'interno della scuola i ragazzi hanno parlato pochissimo italiano ed era molto grande il distacco tra di noi. Giunta l'ora di pranzo ci hanno accompagnate in un Fast-Food dove alcune di noi si sono sedute al tavolo con loro a mangiare qualcosa. Questo è stato l'ultimo momento in cui le ragazze del gruppo turco ci hanno degnato della loro compagnia, infatti poco dopo se ne sono andate senza neanche salutare, i ragazzi invece hanno almeno avuto la cortesia di accompagnarci a fare un giro.
Alle tre anche i ragazzi turchi hanno ripreso la propria strada e noi ci siamo divise in gruppetti. Siamo andate autonomamente a fare shopping e ognuna di noi ha comprato ciò che desiderava.

All'ora stabilita dai professori ci siamo ritrovati i un punto della strada principale di Beyoglu, piena di negozi, che porta a Taksim. Abbiamo deciso che cosa fare; alcune di noi hanno preferito tornare in albergo mentre io, Costanza e Irene siamo andate assieme ai professori sul lungo Bosforo fino al quartiere di Ortakoy, sotto il ponte che unisce Istanbul europea e Istanbul asiatica, ad assaggiare una patata ripiena di ciò che ci piace. Al ritorno in albergo abbiamo cenato e ci siamo riunite come ogni sera in riunione per condividere le nostre sensazioni.


Diario ottavo giorno - 30 Aprile

La mattinata è iniziata con la ricerca della via in cui si trova la ditta Orta Anadolu. Dopo una lunga camminata e dopo essere arrivati in ritardo, ci hanno accolto, con caffè ( espresso per fortuna) e stuzzichini vari, la responsabile del marketing e la fashion designer dell'azienda che, gentilmente, ci hanno fornito subito dettagliate informazioni. La Orta crea tessuti in denim (jeans), cioè studia nuovi finissaggi per realizzare nuovi tipi di materiali e stili nuovi e originali; quindi l'azienda non vende direttamente i capi di abbigliamento, ma solo le stoffe per realizzarli. Tuttavia la dita possiede una propria collezione, creata per far vedere ai possibili compratori cosa si può realizzare con i loro materiali. Infatti nello showroom che vediamo, si trova la nuova collezione che presenta tantissimi tipi di capi in denim, in svariati stili e linee. Ci hanno permesso, inoltre, di assistere ad una trattativa di marketing che si teneva nella stanza accanto alla nostra. La ditta ha istituito una scuola, la Denim Academy, che forma e prepara studenti che vogliono specializzarsi nel settore e aiuta i professionisti a capire meglio la filiera produttiva del denim. Abbiamo visto un video in cui sono descritte tutte le fasi e le mansioni che vengono insegnate nella scuola. Parlavano tutti in inglese, perciò ci siamo impegnate per capire tutto quello che dicevano, ma nel fare domande siamo state più impacciate. Più tardi la responsabile del marketing ci ha salutato calorosamente e ci hanno regalato degli zaini in denim e delle agende con il loro marchio. Siamo rimasti con la fashion designer e il brand manager. La ragazza ci ha illustrato la collezione che si divideva in due temi: Arctic Whites, ispirato all'aviazione, ai bianchi sporchi ed ai colori pastello e Rebel Blues, con modelli simili a quelli portati da James Dean. La fashion designer ci ha anche parlato del suo percorso di studi e ci ha dato qualche consiglio per il futuro. La mattinata è stata costruttiva, interessante e divertente; abbiamo avuto la possibilità di vedere una realtà nuova e di arricchire le nostre informazioni sulle specializzazioni che ci piacerebbe approfondire nel nostro futuro professionale. Ci hanno accolto in modo molto gentile, come hanno fatto in tutti i posti in cui siamo stati, e ci hanno conquistate con gli splendidi regali! Tornati in albergo abbiamo pranzato e aspettato l'arrivo della professoressa Ciardi. Dopo un'ora di riposo, siamo usciti per andare a fare una gita in traghetto sul Bosforo. La navigazione è stata piacevolissima e ci ha permesso di ammirare stupenti panorami. Siamo passati sotto il ponte che collega la Turchia alla parte asiatica e davanti ad un sacco di quartieri, monumenti, palazzi storici, boschi. Finito il giro ci siamo fermati nella zona di Taksim per mangiare qualcosa e poi con calma siamo tornati in albergo. La giornata è stata davvero intensa tra la nuova realtà scoperta e i paesaggi suggestivi che abbiamo visto.


Diario nono giorno - 1 Maggio

Questa mattina avevamo in programma di visitare il Palazzo dei Sultani: il Topkapı, che avremmo dovuto raggiungere con il tram, ma a causa della manifestazione a Taksim abbiamo preso il bus che ci ha portato comunque molto vicino. Il palazzo Topkapi, ci ha dato occasione di raccogliere alcune informazioni sulle abitudini e sullo stile di vita dei sultani che lo hanno abitato a partire dalla conquista di Costantinopoli del 1453. Esso è stato costruito intorno al 1455, è detto letteralmente "Porta del Cannone" ed è situato sul Promontorio del Serraglio, tra il Corno d' Oro e il Mar di Marmara. Il palazzo era protetto da un muro di cinta e l'accesso era garantito da varie porte, ognuna controllata da corpi armati di guardia. La pavimentazione degli ingressi fu costruita appositamente  per l' entrata dei sultani a cavallo, con appositi rialzi ai lati dei corridoi per facilitare la loro salita. Il palazzo del sultano era formato da 400 stanze, 2 moschee, 1 ospedale, delle scuole, vari giardini e dormitori. Un sultano poteva avere da 300 a 1000 mogli, di cui 4 ufficiali, che potevano abbandonare la vita a palazzo solo dopo la morte del sultano, 90 concubine, nessuna di loro aveva provenienza turca, che potevano abbandonare la vita a palazzo dopo 9 anni. Il palazzo del sultano era abitato in media da 5000 persone, comprese le mogli, le guardie e i cuochi. Per la sicurezza della vita del sultano erano presenti vari assaggiatori di corte e in più possedeva delle speciali porcellane cinesi che cambiavano colore se il cibo era avvelenato, l' intera area del palazzo era protetta da eunuchi , gli enuchi neri stavano nella zona dell' harem e gli enuchi bianchi stavano nel palazzo, nel caso in cui la castrazione di essi non fosse avvenuta in modo regolare, per vedere se le concubine rimanevano incinte. L'edificio possiede tre giardini, interamente adornati di tulipani, che per la cultura islamica hanno un significato molto importante in quanto nella loro scrittura la parola “ Hallah” è simile al disegno del tulipano, decorazioni di tulipani sono presenti anche nella ceramiche, alcune delle quali, le più preziose, provenienti dalla città turca di Iznik, che rivestono i muri. Il palazzo del sultano possiede anche caratteristiche tipiche della architetture romane, ovvero per la costruzione di esso fu adottato il sistema di riscaldamento della pavimentazione con i tubi di acqua, oltre alla presenza dei numerosi camini. All' interno del palazzo  è presente una mostra in cui sono esposti i tesori del sultano, come medaglie, armi, gioielli, e come ultima cosa ma non di minore importanza, il quinto diamante più grande al mondo, di una brillantezza incantevole.
Dopo questa visita siamo andate a pranzare in un ristorante tipico turistico e il pomeriggio siamo andate a visitare la Moschea Blu, una delle più grandi di Istanbul e soprattutto molto affascinante per il rivestimento in mattonelle di Iznik, tutte tendenti al blu - da cui il nome -  e per la luminosa presenza di enormi lampadari. 
 L'ultima parte del pomeriggio è stata riservata ancora ad un po' di shopping al Gran Bazar.
 Arrivate in albergo per la cena, abbiamo avuto la solita gentile accoglienza che ci riservano da giorni, con tavoli apparecchiati e pronti, poi abbiamo fatto una breve riunione con i professori e siamo andate nelle nostre camere.



 



Diario decimo giorno - 2 Maggio

Con il suono della sveglia alle ore 07.45 iniziamo il nostro decimo giorno, in questa città che ogni giorno ci mostra una nuova parte di sé. In programma abbiamo una visita alla Ozak, importantissima azienda produttrice di capi principalmente in denim. Dopo aver preso la metro ed essere saliti su una macchina che l'azienda ci aveva fornito arriviamo alla sede della Ozak e subito siamo colpite dalla enorme struttura e dalla cura dell'arredamento al suo interno, dopo pochi minuti veniamo accolti da due dipendenti dell'azienda, e ci accompagnano in una grande sala, che ci dicono essere il luogo dove tengono corsi di formazione per i nuovi dipendenti. I due mostrandoci numerose diapositive iniziano spiegandoci il loro ruolo e la loro organizzazione, si tratta infatti di un'azienda con ben 4 stabilimenti, tutti situati in Turchia, che ricoprono una superficie totale di 58.000 mq , la loro produzione mensile è di 600.000 pezzi e solo lo stabilimento di Istanbul conta ben 1000 dipendenti. Dopo questa breve presentazione iniziamo il nostro giro attraverso varie sale dove abbiamo l'opportunità di seguire tutta la creazione e lo sviluppo del prodotto iniziando dal controllo qualità effettuato sul tessuto appena arrivato in azienda, catalogando i possibili difetti secondo una scala, dai meno visibili ai più evidenti. Durante questo processo abbiamo iniziato a capire la maniacale attenzione e la serietà che vige in questa azienda. Proseguendo la nostra visita passiamo all'area taglio eseguito automaticamente con macchine a laser. Ogni pezzo viene poi controllato nuovamente e etichettato e nel caso in cui il tessuto dovesse presentare difetti viene ritagliato. Seguendo lo sviluppo del prodotto passiamo l'area cucitura e ci stupiamo della velocità e precisione degli operai presenti. Una volta assemblati tutti i pezzi i capi subiscono vari lavaggi e tinture necessari ad ottenere l'aspetto finale. Questa è stata la parte piu affascinate del nostro percorso, abbiamo infatti assistito al lavaggio con la pietra pomice che da un effetto invecchiato al tessuto e un particolare lavaggio che consiste nel inserire i capi in piccoli sacchi al fine di ottenere un effetto marmorizzato. È stato molto interessante vedere come l'azienda stia adottando processi di lavorazione più sostenibili, infatti erano presenti due macchine per lavaggio all'ozono, evitando così l'utilizzo di ipoclorito di sodio. Anche riguardo la tintura osserviamo molti metodi diversi, principalmente divisi in tintura a spruzzo e tintura a mano. Entrando in una grande stanza vediamo la prima tipologia e la prima cosa che notiamo sono le protezioni indossate dagli addetti ai lavori che spruzzano i prodotti sui capi, posti su appositi manichini davanti ad una parete con acqua che scorre. Le sostanze utilizzate sono infatti molto tossiche sia per l'ambiente che per l'uomo, in particolare il permanganato. Nella stanza adiacente viene invece effettuata la seconda, con estrema precisione e maestria, utilizzando principalmente apposite spugne.
Proseguendo il giro arriviamo al reparto dove i capi subiscono uno speciale e affascinate trattamento, utilizzando dei macchinari che con il fuoco creano strappi o particolari effetti su tessuti spalmati. Una volta che tutti i capi hanno subito i processi necessari a dargli il loro aspetto finale passano al reparto in cui vi si montano gli accessori, il tutto eseguito da alcuni operai con appositi apparecchi, per poi essere stirati ed infine spediti.
Come ultima cosa abbiamo incontrato una stilista in una sala piena di mood board necessarie a creare i campionari, lei infatti ci ha spiegato che sono proprio loro a creare le collezioni ad alcune delle case di moda per cui lavorano.
La nostra visita impegnativa ma davvero molto interessante si conclude un ricco e gustoso pranzo offertoci dall'azienda.

Non ancora soddisfatti della intensa mattinata, al nostro ritorno nel centro di Istanbul, decidiamo di visitare la famosissima Moschea Blu, chiamata così per le bellissime ceramiche (provenienti dalla città di Iznik) presenti al suo interno che ci lasciano estasiati. Successivamente facciamo le nostre ultime compere al Gran Bazar e dopo cena concludiamo la giornata gustandoci alcuni dolci tipici in una delle migliori pasticcerie di Istanbul.


 

Diario undicesimo giorno - 3 Maggio

Dopo la colazione, in perfetto orario alle 9.15 ,siamo pronte per partire per l'isola di Buyukada .
La curiosità e la voglia di scoprire prendono il posto della stanchezza appena il traghetto attracca al porto dell'isola.
Fin dall'inizio veniamo attratte dall'aria e dal clima marittimo che respiriamo, ma la cosa che più
ci colpisce sono i caratteristici calesse che vengono trainati sulla strada da cavalli. Vanno veloce, si sorpassano , fanno le curve come fossero “normali” mezzi di trasporto. Decidiamo di non prenderlo perche ci dispiaceva troppo vedere i cavalli trattati con sgarbo e senza riguardo dai condottieri. Cosi ci incamminiamo a piedi alla scoperta di questa isola, e fra pini e cielo azzurro rimaniamo senza parole davanti alla bellezza e alla lussuosità delle case. Sono immerse nel verde, e grazie alla vernice bianca dei muri , delle persiane e di ogni accessorio per il giardino, tutto sembra 'in ordine ed estremamente tenuto bene.
La fame pero si fa sentire, e allora troviamo un grazioso ristorantino in mezzo ad una pineta con vista mare. Ognuno di noi ordina cio che piu gli piace, e alla fine del pranzo ci avviamo verso il porto e prendiamo il traghetto per il viaggio di ritorno.
Abbiamo assistito ad un meraviglioso tramonto e alle otto siamo arrivate in albergo. Abbiamo cenato come tutte le sere e poi ci siamo recate a letto.

Diario dodicesimo giorno - 4 Maggio

La nostra giornata è iniziata con una carica colazione per affrontare il viaggio verso Bursa. Un pulmino chiamato dal nostro albergo ci ha portato fino al traghetto. Cariche di valigie e di energie ci siamo sistemate ai nostri posti del traghetto, il cui interno somigliava molto ad un treno. Il viaggio è stato rilassante , tra una simit e un pisolino, dopo due ore siamo arriavate a Bursa, dove ci aspettavano i professori della scuola, che saremmo dovute andare a visitare il giorno seguente, e con un caloroso benvenuto ci hanno portato in un ristorante a pranzare. Il pranzo è stato invitante e soddisfacente, ognuno di noi ha ordinato ciò che più gli piaceva, e in più per concludere in bellezza abbiamo ordinato due dessert! I professori della scuola turca ci hanno portato a prendere un tè in un posto magnifico, dove si vedeva il mare e le colline di bursa, passando il pomeriggio tra qualche chiacchera e tra qualche foto. La sistemazione in hotel è stata veloce e stancante, il tempo di mettere le valigie in camera e siamo subito uscite a visitare un po' la città. Dopo una breve visita nella città siamo tornate in albergo, e dopo un abbondante cena ci siamo addormentate stanche ma soddisfatte del nuovo posto da conoscere e visitare.

Irene Bruni e Giulia Bertini

Diario tredicesimo giorno - 5 Maggio

La giornata è iniziata con un abbondante colazione e alle 9e30 sono arrivat e a prenderci in albergo le professoresse della scuola. Con molta calma abbiamo camminato finoal liceo dove ci hanno accolto le studentesse che avevamo precedentemente sentito tramite facebook.
Inizialmente abbiamo incontrato la preside che ci ha offerto un “çai” e poi ci siamo spostati in un' aula nella quale ad aspettarci c'erano dolcissime ragazze, due delle quali in abiti tradizionali, e un grande buffet. Le studentesse avevano preparato delle specialità fatte in casa ed alcune  hanno improvvisato una danza tipica alla quale abbiamo partecipato anche noi con entusiasmo. Dopo aver ricevuto regali e affetto da queste ragazze abbiamo proseguito il giro della scuola scoprendo tanti laboratori interessanti,  tra i qauli quello fotografico attrezzato come un vero studio professionale.
Siamo andati a pranzo nella mensa scolastica e successivamente insieme ad alcune studentesse abbiamo partecipato ad un laboratorio di marble art o Ebru che si è rivelato molto divertente e interessante. Si tratta di una tecnica che prevede l'utilizzo di una bacinella rettangolare piena di acqua e colla nella quale vengono aggiunti con vari strumenti dei colori che rimangono in superficie, tramite questa tecnica è possibile creare delle forme libere molto interessanti. Nell'ultima fase viene appogiato un fgolio di carta o del tessuto per far si che il colore si trasferisca sullo stesso.
Brevemente abbiamo presentato il nostro progetto e dopo i saluti ci siamo incamminate verso la città insieme alle professoresse. Eravamo molto stanche quindi ci siamo fermate a prendere qualcosa da bere e da mangiare in una piazzetta nel centro della città e dopodichè siamo tornate in albergo. Un' altra giornata è finita con una cena in compagnia, e la stanchezza si fa sentire.

Gheri Alice e Finocchiaro Irene

Diario quattordicesimo giorno - 6 Maggio

Anche l'ultimo giorno prima della partenza inizia con una sostanziosa colazione. Ci ritroviamo alle 9 con i professori della scuola...... che ci accompagnano con un pulmino all'azienda di filati Ormo.
Qui veniamo accolte dal responsabile della produzione e da altri due uomini, molto gentili che ci accompagneranno poi per tutta la visita. Inizialmente ci conducono in una depandance, dove l'azienda ospita i clienti, e da qui cominciamo il nostro giro.
Per prima cosa entriamo nell'area dove tengono i bumps, sorta di grandi di gomitoli di nastro che pesano 10 kili ciascuno, di vari materiali; i bumps possono essere di solo acrilico o misto. La prima fase è quella di tagliare il top in tow e dargli una piega che ritroviamo su tutti i tow, grazie ad una macchina interamente automatica. Qui il risultato può essere mischiato con altre fibre cardate per ottenere un aspetto più morbido e naturale. Le fibre vengono trasferite da una macchina ad una altra in modo automatico grazie a condotti di areazione, le fibre arrivano già oliate e antistaticizzate. L'alimentazione delle macchine è controllata da un laser poiché tutte le fibre devono avere il solito titolo. Il risultato è sempre il top. Quest'ultimo viene mescolato con altre fibre, poi vengono uniti e uniformati con la pettinatrice, eliminando così le fibre più corte. Si formano così i bumps misti e pronti per essere tinti. Vediamo nella stanza lotti di bumps identificati con foglietti colorati diversamente. La lunghezza di riferimento è di 17 cm. In seguito ci conducono in un'altra stanza dove effettuano i controlli qualità e guardano i difetti delle fibre. Veniamo portate in un'altra area ancora dove tingono direttamente i bumps, le matasse e dove fanno la stampa. Vediamo molte macchine che colorano le matasse da 400 a 600 gr. Invece la stampa avviene su filo continuo e il colorante viene fissato col calore. In seguito le matasse vengono lavate e asciugate per togliere il colorante in eccesso. Ogni 48 matasse colorate vengono effettuati dei controlli.
Dopo un altro giro ci hanno portato in un magazzino dove ogni zona aveva un numero e una lettera per riconoscere il lotto che deve essere usato. In un'altra zona abbiamo visto tantissime macchine per tingere in filo, tra cui gli armadi per le matasse. Le macchine che ci hanno colpito di più sono quelle che fanno le rocche. È stato interessantissimo vedere come si realizzano automaticamente e in tanti modi diversi. Abbiamo visto anche la realizzazione dei filati fantasia dai bouclè ai melange e così via.
La visita termina con la visione delle macchine che fabbricano i gomitoli pronti da spedire ai clienti.
Ci ha colpito in particolare la grandezza dello stabilimento produttivo e soprattutto le varie fasi di lavorazione, così varie e inaspettate e come sempre la gentilezza della gente del posto.

Il pranzo si è svolto in azienda e nel pomeriggio siamo tornate in albergo a preparare le valigie per il viaggio di ritorno.

Anna Turano e Teresa Parigi